I luoghi dove Mons. Pio ha vissuto

Mons. Pio Alberto Del Corona è stato il 18° Vescovo di San Miniato (Pisa); qui sotto riportiamo l’elenco dei vescovi che, a San Miniato (eretta a Diocesi il 5 dicembre 1622), hanno preceduto Mons. Pio.

  • Francesco Nori † (11 marzo 1624 - 30 dicembre 1631 deceduto)
  • Alessandro Strozzi † (8 marzo 1632 - 28 agosto 1648 deceduto)
  • Angelo Pichi † (23 novembre 1648 - 12 dicembre 1653 deceduto)
  • Pietro Frescobaldi † (19 ottobre 1654 - 11 dicembre 1654 deceduto)
  • Giovan Battista Barducci † (26 giugno 1656 - 17 settembre 1661 deceduto)
  • Mauro Corsi, O.S.B.Cam. † (31 luglio 1662 - 30 dicembre 1680)
  • Jacopo Antonio Morigia, B. † (1º settembre 1681 - 27 febbraio 1683 nominato arcivescovo di Firenze)
  • Michele Carlo Visdomini Cortigiani † (14 agosto 1683 - 22 novembre 1702 nominato vescovo di Pistoia e Prato)
  • Giovanni Francesco Maria Poggi, O.S.M. † (19 febbraio 1703 - 14 aprile 1719 deceduto)
  • Andrea Luigi Cattani † (27 marzo 1720 - 28 ottobre 1734 deceduto)
  • Giuseppe Suares de la Concha † (27 febbraio 1734 - 27 ottobre 1754 deceduto)
  • Domenico Poltri † (22 settembre 1755 - 30 settembre 1778 deceduto)
  • Francesco Brunone Fazzi † (22 luglio 1779 - 27 gennaio 1805 deceduto)
  • Pietro Fazzi † (26 novembre 1806 - 25 agosto 1832 deceduto)
  • Torello Romolo Pierazzi † (23 giugno 1834 - 31 gennaio 1851 deceduto)
  • Sede vacante (1851-1854)
  • Francesco Maria Alli Maccarani † (17 dicembre 1854 - 10 aprile 1863 deceduto)
  • Sede vacante (1863-1867)
  • Annibale Barabesi † (22 febbraio 1867 - 2 febbraio 1897 deceduto)
  • Pio Alberto del Corona, O.P. † (18 gennaio 1897 - 8 agosto 1907 ritirato)


Mons. Pio si insediò a San Miniato come Vescovo ausiliare nel 1875; Vescovo titolare era e rimaneva Mons. Annibale Barabesi, che, trovandosi in grave contrasto con alcuni sacerdoti della diocesi, era stato invitato dalla Santa Sede, inutilmente, a rassegnare le dimissioni.
Al rifiuto di Barabesi la Santa Sede divise i ruoli, nominando un ausiliare (Mons. Pio) con il compito di curare il governo spirituale della diocesi e lasciando al Barabesi le mansioni amministrative ed economiche.
La convivenza tra i due vescovi, all’inizio, fu difficile e problematica, in seguito però diventarono amici. Mons. Barabesi continuò, fino alla morte, a risiedere nel Palazzo Vescovile, così Mons. Pio fu costretto a trovare un’altra sistemazione. Come prima dimora fu logico scegliere il convento domenicano dei Santi Jacopo e Lucia, il convento cioè dove risiedevano i frati della sua congregazione, quella domenicana di San Marco


I loggiati del convento domenicano di San Miniato; ormai da anni i domenicani non abitano più il  convento dei Santi Jacopo e Lucia

Gli furono assegnate due modeste stanze che guardavano la valle a sud della città, fino alle torri di San Gimignano e alle cime delle colline senesi; in una lettera scrisse: “La natura è qui sorridente; le mie stanze sono deliziose perché riguardano valli e colline d’una bellezza rara, l’aere è di balsamo”.
Protetto dal convento, Mons. Pio trovava qualche ora libera per pregare e lavorare; celebrava la S. Messa quotidiana in una cappella adiacente alla sacrestia della Chiesa, intitolata a S. Domenico.

La facciata della chiesa di San Domenico e la piazza antistante

La sacrestia della chiesa di San Domenico e l’altare della cappella adiacente, detta cappella del Vescovo,
perché Mons. Pio talora vi celebrava la S.Messa

La parte centrale del palazzo del seminario, dove Mons. Pio si recava spesso per fare lezione ai  futuri sacerdoti della sua diocesi

Volendo fare qualcosa di più per l’educazione della gioventù, Mons. Pio e il Padre domenicano Vincenzo Bandecchi pensarono di comprare e restaurare e riadattare un vasto edificio di San Miniato: l’antico monastero di San Martino, già appartenuto alle Suore Domenicane dette dell’Annunziata, che lo avevano abitato fin verso il 1850. Profanato, trasformato in carcere e caserma, divenuto proprietà privata, era stato messo in vendita.

La facciata della ex-chiesa di S.Martino, oggi trasformata in auditorium

Nel 1885 Mons. Pio lo comprò e vi pose la sede di un collegio per bambini e ragazzi, ilCollegio Convitto San Tommaso d’Aquino; qui, dopo dieci anni trascorsi nel convento domenicano, trasferì la sua dimora e qui si fece edificare una bella cappella: “vestita di rosso, coll’immagine del Sacro Cuore e il tabernacolo e la pisside dell’Asilo [il Monastero della congregazione da lui fondata,n.d.r.]” (da una lettera di Mons. Pio). In un’altra lettera Mons. Del Corona descrive la sua sistemazione nel Collegio: “Questo San Martino è un romitaggio, tanta è la quiete che vi regna. Siamo fuori del paese. Dalla finestra della mia camera da letto ho a mano destra la rocca e la Cattedrale, di cui veggo la facciata. Guardando diritto, vedo i monti di Fiesole”.

Il duomo di S. Miniato; nella stessa piazza sorge il palazzo vescovile

Morto Mons. Barabesi il 2 febbraio 1897, Mons. Pio subentrò automaticamente come vescovo effettivo, ma non ancora titolare, perché è solamente la nomina della Santa Sede che può costituire un vescovo come titolare. Mons. Pio tentò di evitare la nomina e di ritornare a fare, per quanto possibile, il semplice frate; la nomina però giunse il 10 marzo 1898, e da quel giorno Mons. Pio fu il 18° vescovo titolare di San Miniato.

Lo stemma episcopale di Mons. Pio, ancora oggi custodito nel palazzo vescovile

Il pulpito della Cattedrale, da cui Mons. Pio ha predicato molte volte

Ormai aveva acquisito il dirittodi abitare nel palazzo vescovile e così lasciò la residenza di S. Martino per continuare la sua solita vita povera nell’episcopio, da lui soprannominato il “carcere onorato”. Qui rimase fino al 1906, quando, a causa di gravi problemi di salute, ottenne il permesso di lasciare la diocesi e di ritornare alla vita religiosa nel Convento di S. Domenico di Fiesole.

Il palazzo vescovile

La cappella interna al palazzo vescovile, usata anche da Mons. Pio per celebrare la S. Messa nei giorni feriali