Alberto Del Corona nacque il 5 luglio 1837 a Livorno, nel quartiere popolare detto “Venezia”, da Giuseppe Del Corona ed Ester Bucalossi, agiati commercianti in generi di calzoleria.
Fu battezzato il giorno 8 luglio 1837 nella Cattedrale di Livorno coi nomi di Alberto, Francesco, Filomeno. 

Alberto fu il quarto ed ultimo figlio, la madre gli morì nel 1839, quando egli non aveva ancora due anni. Poco o nulla si sa della sua infanzia; soltanto da una lettera si rileva che aveva passato qualche tempo a Tremoleto (diocesi di S.Miniato) presso certi vecchi calzolai; la sorella Teresa gli face­va da mamma.

Fin da giovinetto fu inclinato alla musica che poi sempre amò e gustò, ma non riuscì ad adattarsi a studiarla; come pure non lo attirava lo studio delle matematiche. 

All’età di dieci anni ebbe a maestri, come alunno esterno, i Barnabiti nel Collegio di S.Sebastiano, che “alle lettere e alla pietà lo educarono” per cinque anni e mezzo. Per lo studio ebbe una vera passione, e proibirgli di studiare era come togliergli la vita.

Il 16 aprile 1851, nella Chiesa dei Barnabiti, fece la sua Prima Comunione con grande devozione, manifestando subito quell’amore all’Eucarestia che sempre caratterizzò la sua spiritualità. 

A quattordici anni si iscrisse come aspirante alle Conferenze di S.Vincenzo de' Paoli; destinato alla distribuzione dei sussidi alle famiglie povere e all'insegnamento del catechismo durante lezioni serali nella Chiesa dei Domenicani, nell’adempimento di questi compiti si meritò le lodi del Beato Federico Ozanam, venuto a Livorno nel 1853.

Fu associato al Terz'Ordine Domenicano fra l'anno 1851 e 1854, quando nel Convento di S.Caterina era Priore il P.Domenico Verda e Curato il P.Costanzo Mori.

Vivacissimo d'indole, d'ingegno versatile, inclinato fin da piccolo alla pietà e allecose di chiesa, metteva sottosopra tutta la casa per far pulpiti e palchi e montava perfino sugli armadi per predicare. 

Suo massimo diletto era ascoltare nelle Chiese la parola di Dio: assisteva alle prediche come una statua, fisso nel predicatore, e ripeteva poi per filo e per segno le prediche udite.



La prima chiesa frequentata dal bambino Alberto e il primo pulpito da cui ha udito le prediche: San Ferdinando, officiata dai Padri Trinitari


Sentita la vocazione alla vita religiosa, Alberto prese l'ultima decisione a Montenero, nel Santuario mariano vicino a Livorno. 

Perplesso sulla scelta fra i Barnabiti e i Domenicani, si decise per questi ultimi spinto dalla sua devozione a S.Caterina da Siena e dall’attrazione per la vita domenicana, monastica ed apostolica allo stesso tempo, divisa fra la preghiera, lo studio e la predicazione. 

La partenza da Livorno dell'amico Ugo Becherini, che prese l'abito religioso in S.Marco col nome di Lodovico il 27 maggio 1854, fu stimolo alla sua decisione e a 17 anni (negli ultimi di novembre di quello stesso anno) entrò postulante nel convento di S.Marco a Firenze. 

Lasciò festoso la casa paterna, ma poi la natura si fece sentire potente ed egli passò in lacrime i primi otto giorni di convento. 

Il primo febbraio 1855, vigilia della Purificazione, dopo il Vespro, vestí l'abito domenicano prendendo i nomi di Pio Tommaso; il 3 novembre 1859 fece la sua professione religiosa, con 21 mesi di dispensa dall'età richiesta in Toscana dalle leggi leopoldine, dispensa veramente straordinaria “per essere fr. Pio Del Corona un giovane di non comune capacità intellettuale e di condotta esemplare”.

Avendo già terminato gli studi letterari presso i Padri Barnabiti, fra Pio compì gli studi seguendo tutto il corso filosofico e teologico, e il 20 novembre 1859 fu laureatolettore; il 12 febbraio 1860, a soli 23 anni, celebrò la sua prima Messa nella chiesa di S.Marco in Firenze

Il Padre Pio Alberto fu subito desti­nato all'insegnamento della filosofia, della teologia e delle lingue, ed ebbe in S.Marco oltre gli interni, anche ottimi allievi esterni; basti ricordare, fra i primi, il P.Ambrogio Luddi, poi Vescovo di Assisi, e, fra i secondi, Mons.Donato Velluti-Zati, poi Arcivescovo titolare di Patrasso. 

Si rivelarono in lui, fin dai primi anni di sacerdozio, spiccate qualità di oratore e di scrittore, predicò infatti l'Avvento nel Duomo di Firenze e pubblicò le Elevazioni sull'Eucaristia e I quattro cardini della felicità.

Dal 1872 al 1874 esercitò l'ufficio di Priore in S.Marco, e molto si adoperò, dopo l'espulsione dei religiosi, per recuperare il convento di S.Domenico di Fiesole, che fu poi ricomprato e riaperto il 10 novembre del 1879.

L'incontro con la Signora Elena Bonaguidi", nel 1869, lo indusse a realizzare  un'ispirazione ricevuta nella lettura della vita di Santa Paola romana (347-404), di fondare cioè una Comunità che rispecchiasse quella fondata dalla Santa sull'Aventino. 

Questa ispirazione si concretizzò il 12 novembre 1872, quando con l'approvazione del P.Vincenzo Jandel, Generale dell'Ordine fu aperta la nuova piccola Comunità a Villa Nuti, in Via S.Marta (Firenze).

Fra il 1875 e il 1878 fu fabbricato in via Bolognese un più grande Monastero intitolato allo Spirito Santo, e il 28 ottobre del 1878 vi furono accolte le prime dieci terziarie che furono vestite dell'abito religioso dallo stesso Fondatore. 

Fino dai primi anni il Beato Pio IX approvava la fondazione del nuovo Monastero (che si cominciò a chiamare l'Asilo) e ne affidava la direzione spirituale a Mons.Pio Del Corona (già Vescovo dal 1875), permettendogli di visitarlo ogni due mesi. 

Il 21 giugno 1881 fu terminata e benedetta la nuova Cappella del Monastero che fu consacrata più tardi solennemente dallo stesso Mons.Pio, il 7 giugno 1906. 

Il 5 settembre 1912, la Comunità dell'Asilo, rimasta fino allora sotto la giurisdizione dell'Ordinario di Firenze, venne trasferita sotto la giurisdizione dell'Ordine Domenicano.


Come già accennato, nel novembre 1874 Padre Pio Alberto era stato nominato  dal Papa Pio IX  Vescovo titolare di Draso e dato a coadiutore, in circostanze particolarmente delicate, al Vescovo di S.Miniato, Mons.Annibale Barabesi: quest’ultimo , trovandosi in grave contrasto con alcuni sacerdoti della diocesi, era stato invitato dalla Santa Sede, inutilmente, a rassegnare le dimissioni. 

Al rifiuto di Barabesi la Santa Sede aveva reagito nominando un Vescovo ausiliare (Mons. Pio) con il compito di curare il governo spirituale della diocesi e lasciando a Barabesi le mansioni amministrative ed economiche. Consacrato il 3 gennaio 1875 nella Chiesa di S. Apollinare in Roma, il novello Vescovo, il 18 gennaio 1875, fece il suo ingresso in S.Miniato, meritandosi ben presto la stima di tutti, tanto che il 3 febbraio 1875 Pio IX, in un Breve, si compiaceva lodando la sua prudenza e la sua carità. 

La convivenza tra i due vescovi, all’inizio, fu difficile e problematica, in seguito però diventarono amici. 

Mons. Barabesi continuò, fino alla morte, a risiedere nel Palazzo Vescovile e a percepire lo stipendio che il Regno d’Italia elargiva ad ogni vescovo. 

Mons. Pio fu costretto a vivere delle offerte dei fedeli e a dimorare fuori dell’episcopio, come si può vedere, in questo sito, nella pagina dedicata alla presenza di Mons. Pio a  San Miniato.


Mons.Pio in visita pastorale nelle campagne della sua diocesi.
Un vassoio d’argento regalato dai samminiatesi a Mons.Pio nel 1877,
segno del profondo affetto che subito si era instaurato fra il pastore e i suoi fedeli.


Durante il suo episcopato le visite pastorali si sono succedute quasi senza interruzione, con grande frutto nelle cento parrocchie della diocesi. Attento alla formazione del clero Mons.Del Corona riaprì il Seminario e vi insegnò personalmente alcune discipline. 

In questo stesso tempo dette alle stampe la Piccola Somma TeologicaLa Catena d'oroI Misteri di Gesù Cristo, le Storie e Dottrine Evangeliche: opere ricche di grande dottrina e sincera pietà.

Nel 1887 predicò la Quaresima in S.Miniatoe consacrò la diocesi al S.Cuore, ricavandone frutti consolanti.

Indirizzava periodicamente Lettere Pastorali al Clero e al Popolo, ricche di santi ammaestramenti, e predicava da sé stesso le Missioni nella diocesi, suscitando dovunque entusiasmo. 

Visitava personalmente le carceri e gli ospedali; e più di una volta predicò ai carcerati corsi di Esercizi spirituali.

Nel Collegio S.Tommaso d'Aquino, a S.Miniato, fondato nel 1885 dal P. V. Bandecchi, teneva da sé stesso lezioni di religione e si interessava al profitto spirituale ed intellettuale dei giovani allievi laici (non seminaristi o frati). 

E quando il Collegio viene chiuso, Mons.Pio ne portò il peso continuando ad estinguerne i debiti, quantunque non obbligato, fin quasi alla sua morte.

Nel 1897, morto il Vescovo Mons.Barabesi, venne, nonostante il suo rifiuto e circondato dalla gioia di tutta la diocesi, elevato dalla sede titolare di Draso a quella di S.Miniato (finalmente riconosciuto anche dal Regno come diciottesimo Vescovo di S.Miniato). 

Nel 1899 fu nominato assistente al Soglio Pontificio, e il 18 gennaio 1900, fra l'esultanza della Diocesi celebrò le Nozze d'argento episcopali.

Il 4 agosto 1906, recatosi all'Asilo per la festa di S.Domenico, si manifestarono in lui, fierissimi, i sintomi della malattia di fegato da cui più non si riebbe. 

Aggiungendosi a questa una quasi totale cecità, tornò a chiedere di essere esonerato dal peso del governo della sua diocesi e domandò, come suo convento di riposo, S.Domenico di Fiesole, desiderando di prepararsi alla morte nella quiete del chiostro.

Il papa S.Pio X accettò la rinunzia, sciogliendolo da ogni responsabilità, e il 14 settembre 1906 nominò Mons.Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa (poi Cardinale), amministratore della diocesi di S.Miniato. 

Più tardi, nel 1908, eletto il nuovo Vescovo nella persona di Mons.Carlo Falcini, Mons.Pio venne promosso all'Arcivescovado titolare di Sardica.


Dal 1906 fino al 1912 Mons. Pio del Corona alternò la sua dimora fra il convento di S. Domenico di Fiesole e il Monastero dell'Asilo

Privo per la sua cecità, del conforto di leggere e scrivere, raddoppiò il pregare e il meditare. 

Nel 1908 si sottopose all'operazione delle cateratte e così poté riprendere la pubblicazione di altre sue opere.

La sua vita nel chiostro di S.Domenico spiccava per la esatta osser­vanza di ogni regola e il grande esempio che dava a tutti. Il 3 novembre 1909 ebbero luogo le nozze d'oro della sua Professione religiosa, e il 12 febbraio dell’anno successivo si compirono cinquanta anni di sacerdozio; in queste due solenni circostan­ze da ogni parte gli vennero auguri e felicitazioni, insieme ad un prezioso autografo del S.Padre. 

I conventi di S.Domenico e dell'Asilo si disputarono la gioia della Messa d'oro e fecero grandi preparativi, ma Mons.Pio si sottrasse nascostamente ad ogni festa e si ritirò per tre giorni nel Convento dei Passionisti presso il Galluzzo.

Nonostante il peggioramento della salute, il 18 febbraio 1912 Mons.Del Corona volle iniziare la predicazione degli Esercizi alle Suore dell'Asilo; la febbre crescente però lo costrinse a desistere dopo il sesto giorno. 

Sperando un miglioramento dall'aria più salubre, tornò a S. Domenico, rivelatosi inutile quest’ultimo tentativo di recuperare vigore, il continuo aggravarsi della malattia indusse Mons.Pio, il 29 luglio, a ritornare all’Asilo, luogo che aveva scelto per morire. 

Il 15 agosto del 1912, giorno in cui la Chiesa celebra l’Assunzione della Madonna in cielo, nella data che lui stesso aveva profetizzata, Mons.Del Corona abbandonò questa vita per un’altra e migliore Vita.

Fu sepolto nel  cimitero di Soffiano  a Firenze, in seguito la salma venne traslata nella  cripta sottostante la chiesa dell’Asilo , dove tuttora riposa.